Quando sospettavo di rientrare nello spettro autistico, a partire da due anni fa circa, mi capitava di leggere nei gruppi italiani su fb, o sui siti delle associazioni italiane, montagne di generalizzazioni sugli autistici, soprattutto riguardo alla fascia con linguaggio e potenziale cognitivo nella norma o sopra, tipo:
<<Noi autistici ad altisssssimo funzionamento ed assssspie odiamo il caldo, le luci forti, i rumori, la folla; siamo atei; siamo super-scientifici; amiamo i fumetti e i videogiochi; abbiamo un’intelligenza superiore alla media; siamo un’altra cosa rispetto agli autistici dei livelli inferiori, con i quali non amiamo essere confusi; siamo informatici o almeno abbiamo un computer al posto del cervello; siamo strani ma abbiamo delle capacità speciali che ci riscattano; non siamo empatici, o almeno non mostriamo compartecipazione per le sofferenze altrui; da piccoli non riusciamo a star seduti, facciamo sceneggiate al supermercato, e a volte strilliamo in classe, e a casa facciamo soffrire i nostri genitori, ma poi da grandi diamo loro delle soddisfazioni, magari trovando anche un partner e forse anche un lavoro.>>
Vi condivido che per me è stato disorientante, perché le riviste scientifiche mi creavano un quadro in cui potevo riconoscermi, mentre queste fonti “popolari” mi respingevano. È per questo che ho cominciato a frequentare gruppi non italiani, e ho trovato accoglienza e scambio.
Grazie a loro ho trovato la forza di iniziare il mio percorso diagnostico, e ho preso fiducia anche nella possibilità di stare dentro gruppi italiani.
Ma ad oggi ancora ho alcune difficoltà:
1- dire ai neurotipici “io non sono come voi”
2- dire a tutti “io non somiglio a quelle generalizzazioni”.
Il primo punto è chiaro, è la difficoltà del Coming Aut, ed io sto lentamente tirando fuori dal carapace la testa autistica, tra le persone più vicine.
Il secondo punto mi è più difficile da spiegare, subisco quella valanga di generalizzazioni che scrivevo sopra, perché io sono stata diagnosticata autistica anche se non “somiglio” a quelle descrizioni.
Non sono un informatico, adoro il caldo e il sole, ascolto la musica a tutto volume, la spiritualità ha grande spazio nella mia vita, gioco solo con i giochi “di palline e di caramelle”, sento le sofferenze altrui, ed altro.
La dottoressa che mi ha diagnosticato mi ha raccontato che lei stessa si era fatta l’idea che l’autistico, nel 100% dei casi, fosse ateo: poi si è imbattuta in un autistico con alto potenziale cognitivo cattolico praticante. Ecco, nemmeno io sono atea, né religiosa praticante, ma esisto, e sono autistica.