Drapetomania, legalizzazione del danno e spinta verso l’autismo segregato

Articolo originale: http://theautismwars.blogspot.com/2023/02/drapetomania-legalizing-harm-and.html 

L’immagine a sinistra riprende un Tweet che promuove un articolo di opinione di Alison Singer. Si legge:

 “Spectrum (Autism Research News) @Spectrum “Fingere che le persone con autismo profondo non esistano eliminando il linguaggio per descrivere i loro sintomi è di per sé abilista”, scrive @alisonsinger in questo Viewpoint. @AutismScienceFd 
spectrumnews.org Opinione: È ora di abbracciare l'”autismo profondo” | Spectrum | Autism Research News

L’articolo di Singer riporta alla mente le opinioni pubblicate del dottor Benjamin Rush, che riteneva che la pelle nera fosse il risultato di una forma lieve di lebbra (o malattia di Hansen), e del suo allievo, Samuel Cartwright, che impose i termini Drapetomania e Disestesia aethiopica al solo scopo di manipolare le politiche pubbliche negli stati schiavisti del nordamerica.

 L’abuso della scienza da parte di Cartwright per preservare la disumana schiavitù di coloro che condividono la mia razza (perché lo riteneva conveniente per la comodità sua e dei suoi colleghi bianchi del Sud) si chiama razzismo scientifico. Quindi, quello che Singer e il suo piccolo ma influente gruppo di genitori e tutori frustrati stanno facendo col promuovere questa etichetta come mezzo per un fine di segregazione, è abilismo scientifico

In questo momento, in cui l’Associazione Psichiatrica Americana sta appena iniziando a confrontarsi e a riconoscere i danni causati dal suo passato razzista, assistere a questi tentativi infingardi di bombardare le opinioni per imporre un’etichetta superflua che accentra i momenti peggiori delle persone autistiche con alto bisogno di supporto è estremamente inquietante. Questa spinta all’etichetta di “autismo profondo”, creata dai genitori, è troppo simile a quell’orribile abitudine di legalizzare il danno attraverso la patologizzazione della differenza. In altre parole, sembra l’equivalente abilista del razzismo scientifico.

Il lungo e intenzionale sforzo di sottrarre diritti civili e invalidare la personalità di mio figlio autistico non-vocale tramite il costante accumulo di etichette disumanizzanti in nome della giustificazione del loro auspicato spostamento verso l’aumento obbligatorio di metodi di cura e ricerca istituzionalizzati che ancora oggi danneggiano coloro che dovrebbero essere aiutati, non dovrebbe avvenire in questo millennio. Gli orrori che continuano a verificarsi negli istituti di cura dovrebbero preoccuparci di più che aggiungere un’etichetta per negare il controllo su dove e come vengono distribuiti e gestiti i fondi e le politiche pubbliche per l’autismo. La conversazione sull’autismo ha seguito erroneamente la strada della conformità comportamentale. È troppo simile alla conformità forzata codificata nelle leggi e imposta ai miei antenati schiavizzati. Deve trovare una nuova direzione umana.

La storia del male inflitto ai miei antenati motiva la mia preoccupazione. Mi disturba che individui come la signora Singer usino il loro potere schiacciante per cercare di imporre decisioni di politica pubblica basate sulla loro intolleranza per gli adulti non-vocali con elevate esigenze di supporto. I genitori BIPOC (Black, Indigenous, and People of Color) e i nostri figli autistici non-vocali sono testimoni impotenti in un mondo in cui i genitori e i tutori con potere finanziario e privilegio razziale sono le voci principali ascoltate negli spazi delle politiche pubbliche. Il denaro, le reti di potere e le piattaforme offerte a questi adulti non possono essere eguagliate da voci come le nostre.

Come possiamo lottare, io e mio figlio, per il suo diritto di esistere come adulto autistico non-vocale, libero dall’arruolamento nella falsa etichetta di “autismo profondo”? L’attuale definizione di disturbo dello spettro autistico contenuta nel DSM 5 è onnicomprensiva e sufficiente. Eppure, uno sforzo concertato per far nascere il termine “autismo profondo” per segregare mio figlio dai suoi coetanei che usano il linguaggio verbale sta spuntando negli OpEds (articoli di rilievo) e ovunque arrivino queste influenti reti di genitori. 

La mia angoscia non sarà mai ascoltata negli spazi mediatici dominati dai bianchi. Ma continuo a tornare a Samuel Cartwright e a come la sua invenzione del termine Drapetomania abbia codificato il pretesto per gli schiavisti di usare la salute mentale come scusa per fare del male ai miei antenati che desideravano essere liberi e vivere nella stessa società di qualsiasi altra persona. Il razzismo scientifico nella ricerca, nella medicina e nella psichiatria ha causato per anni danni irreparabili agli americani BIPOC. Per decenni non è stato fatto un bilancio completo dei danni subiti dagli americani disabili. Vedere questa continua guerra per il controllo delle politiche pubbliche attraverso la creazione di etichette destinate a spingere per la riduzione di interventi comunitari e umani per le persone autistiche non-vocali è straziante.

Ogni volta che appare uno di questi OpEds, ricordate il razzismo scientifico di Benjamin Rush e del suo studente Samuel Cartwright. Le etichette contano; l’etichetta sbagliata, usata come leva per privare le persone autistiche non-vocali dell’autonomia e di approcci umani alla vita, non fa che trascinare le politiche pubbliche sull’autismo nel mondo abusivo dell’istituzionalizzazione, dell’isolamento e del danno. Non limitatevi a guardare i tentativi di imporre sempre più spesso il termine autismo profondo. Chiedetevi perché questi tentativi sono in atto. Salvate la vostra e la mia prole. E aiutate tutta la loro comunicazione a essere accessibile, autonoma e ascoltata.

Kerima Çevik

Traduzione a cura di Andrew Dell’Antonio

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